VIACOLMARMO! 2008

La vogata organizzata nel 2007 aveva portato otto barche a remi dalla Cava del Duomo di Candoglia nell'Ossola fino a Milano.


Sulla scia del successo e dell'entusiasmo dei partecipanti stiamo organizzando l'edizione del 2008.

Partiremo in calesse e a nuoto dall'alta Ossola per entrare in acqua con le barche a Vogogna sulla scia del marmo con il quale è stato realizzato l'Arco della Pace del Parco Sempione a Milano.

RELAZIONE VIACOLMARMO! 2008

VOGATA DALL'OSSOLA A MILANO

La seconda edizione della manifestazione “VIACOLMARMO!” conferma l’interesse per quest’avventura assolutamente particolare che continua a coinvolgere territorialmente diverse province del Piemonte e della Lombardia.
Quest’anno avrà inizio dalle cave di Crevoladossola, con il trasporto di un simbolico blocchetto di marmo, per arrivare nel Parco Sempione di Milano all’Arco della Pace, le cui colonne furono appunto cavate e trasportate via acqua da Crevoladossola nel 1838.
La preparazione dello storico viaggio è stato ritrovato in un documento dell'epoca ed è stato raccolto nel volume “IL TRASPORTO DELLE COLONNE DELL’ARCO DELLA PACE DA CREVOLA D’OSSOLA A MILANO”, di cui qui allegata una scheda.



IL TRASPORTO DELLE COLONNE DELL'ARCO DELLA PACE DA CREVOLADOSSOLA A MILANO - Secondo il manoscritto dell’ingegner Carlo Antonio Giroldi (1771 – 1854) di Giuseppe Frattini Edizioni dell’Antica Credenza di Sant’Ambrogio. Milano, 2005.

Questo volume, che trae origine dal manoscritto inedito del progetto dell’ingegner Carlo Antonio Giroldi (1771-1854) del trasporto delle colonne dell’Arco del Sempione o della Pace dalla cava di Crevola d’Ossola a Milano, si articola in più capitoli: la riproduzione anastatica del manoscritto, che presenta un certo interesse filologico per la calligrafia la simbologia adottata e per un italiano a forte impianto dialettale, la sua traduzione ed interpretazione, l’inquadramento storico fra Repubblica Cisalpina e Regno Lombardo Veneto con richiami alle vicende urbanistiche di Milano Capitale e all’opera di Luigi Cagnola architetto dell’Arco della Pace, una ricerca metrologica, i riferimenti bibliografici sull’ingegner Giroldi e generali delle fonti, le vicende relative alla storia delle cave di Crevola d’Ossola, la descrizione dell’Arco della Pace secondo le pubblicazioni dell’epoca, la cartografia del percorso dalle cave di Crevola prima per via terra sino a Pallanzeno, poi sulla Toce al lago Maggiore e da qui via Ticino e Naviglio Grande sino alla Darsena di porta Ticinese, indi di nuovo per via terra, lungo il lato sinistro delle mura spagnole, sino alla Piazza d’Armi e all’Arco del Sempione.

La descrizione del tragitto è dettagliata “paracarro per paracarro”, voltata dopo voltata, tombini, salite e discese, approdi, ponti da sottopassare lungo il Naviglio loro pericolosità e consigli per un sicuro attraversamento.L’ingegnere si occupa delle tecniche, dei mezzi d’opera, dei sistemi di sollevamento dei carichi (argani, paranchi, carrucole) per il trasporto e movimentazione di un tale carico fragile, di grande valore venale ed artistico; nel suo taccuino sono riportate le lettere inviate all’architetto Luigi Cagnola, di cui veniamo a conoscere l’indirizzo di casa a Milano e di altri noti personaggi.
Ecco momenti di vita quotidiana degli operai, traccia di inverni particolarmente rigidi di quell’inizio secolo, notizie sull’approvvigionamento dei materiali, sui migliori produttori e costruttori, numerosi schizzi dei componenti meccanici del carro per il trasporto, l’argano e la gru impiegati dalla fabbrica del Duomo di Milano, il progetto della capriata necessaria al rinforzo del ponte di Crevola il cui schema statico viene derivato dalle travi della copertura della Scala di Milano, la descrizione della barca per il trasporto dalla vela quadra con chiglia piatta e sponde alte.
Nel manoscritto troviamo notizie sul trasporto di colonne che dai piedi del Montorfano stavano per essere spedite alla Basilica di San Paolo in Roma per via acqua: Toce, lago Maggiore, Naviglio, Ticino, Po ed in fine per mare. Un’impresa parallela a quella di cui l’ingegner Giroldi si stava occupando con tanta cura proprio in quei giorni del 1827. Molto ancora ci racconta questo manoscritto, semplice e spontaneo, ricco della vivacità di un diario non privo di una trama avvincente di cui non si conosce il finale: se e come al nostro ingegnere fosse poi stato assegnato l’incarico di una tale impresa che, ancor oggi, non è poco definire eccezionale.
Dobbiamo essere sinceramente riconoscenti al professor don Tullio Bertamini che ha messo a disposizione il manoscritto, alla pregiata ditta Tosco Marmi proprietaria della Cava Ossolana di Crevola, alla Provincia del V.C.O., Assessorato ai Trasporti ed al Comune di Crevola Crevola d’Ossola, tutti per aver sostenuto la pubblicazione di questo volume.

L'originalità dell'iniziativa risiede nell'idea interessante di collegare le montagne dell’Ossola e il bacino del Lago Maggiore con la pianura milanese percorrendo a remi le vie d'acqua naturali e artificiali storicamente sfruttate come via di traffici.

La “VIACOLMARMO!” 2008 si ricollega ad una serie di precedenti manifestazione, sempre originate dal medesimo spirito d’attenzione all'ambiente del lago, “Longalago 2006”, e “Longalago 2007” che hanno condotto un gruppo di sportivi entusiasti a nuoto lungo un percorso costiero di 75 km da Locarno a Sesto Calende; la “Viacolmarmo!” 2007, la prima edizione della vogata non competitiva dalle Cave di Candoglia fino al Duomo di Milano.

I partecipanti della “VIACOLMARMO!” 2008 potranno essere sia agonisti che amatori ed è già previsto che parteciperanno equipaggi provenienti dalla Svizzera, dal Piemonte e dalla Lombardia.

In affiancamento all’ASSOCIAZIONE CULTURALE LONGALAGO, organizzatrice e finanziatrice in parte della manifestazione, saranno avanzate richieste di contributi alle autorità territorialmente competenti e a società private che possano avere interesse a legare la propria immagine ad un'iniziativa così speciale.

Nel programma è data particolare attenzione al coinvolgimento di sportivi non vedenti, già organizzati in associazioni attive in provincia di Verbania e di Varese.Il coinvolgimento dei media sarà curato con grande attenzione, dalle televisioni locali alle radio, ai giornali e alle riviste specializzate, in modo da riuscire a coinvolgere le popolazioni dei territori attraversati sia per reclutare partecipanti attivi che per portare l'attenzione sui temi culturali, ambientali e sportivi che la manifestazione si propone di ricordare.

Trattandosi di una manifestazione di canottaggio saranno coinvolte le Federazioni di canottaggio, gli Assessorati allo sport e le Associazioni Canottiere di tutte le aree coinvolte dal percorso.Lo svolgimento dell'iniziativa è interamente a cielo aperto sul lago, lungo i fiumi e canali e nelle piazze dei paesi di arrivo e partenza delle tappe.

La disciplina, come già indicato, è il canottaggio, ma è prevista anche l’assistenza da terra grazie a gruppi di amici che forniranno sostegno agli equipaggi percorrendo le alzaie in bicicletta. La sicurezza dei partecipanti durante lo svolgimento della manifestazione è stata oggetto di particolare attenzione da parte degli organizzatori. Un natante delle forze dell’ordine seguirà le barche dei concorrenti per garantire la sicurezza, il rispetto delle normative e il pronto intervento in caso di necessità.

L'iniziativa assume una particolare rilevanza per il territorio che dal Lago Maggiore si estende fino alla pianura padana; gli aspetti storici connessi al sistema trasportuale via acqua dai monti dell'Ossola fino a Milano si fondono intimamente con gli aspetti culturali, quale il recupero degli interventi leonardeschi e dei grandi ingegneri dell'800, e con gli aspetti economici che hanno contribuito alla modifica del paesaggio di tutta la valle del Ticino negli ultimi 1000 anni.
Gli anni 2000 vedono l'apertura di un interesse straordinario per i temi ambientali e storici dei quali la via d'acqua Lago Maggiore - Milano potrebbe diventare uno degli itinerari più interessanti del panorama italiano, collocandosi in con correnza diretta con le esperienze analoghe francesi o tedesche.
L’idrovia Locarno - Milano - Venezia - Trieste è già da anni nei programmi europei e le tappe di recupero alla navigabilità sono già segnate con scadenze temporali abbastanza vicine, che questa iniziativa vorrebbe sottolineare presso le amministrazioni coinvolte a realizzare il grande progetto.

Luogo di tutta l'iniziativa saranno la valle del Toce, il basso Lago Maggiore, il fiume Ticino e il Naviglio Grande fino a Milano. Periodo di svolgimento saranno 18 maggio e 23-24-25 maggio 2008.

VIACOLMARMO! 2008: PROGRAMMA GENERALE

VOGATA DALL'OSSOLA E DAL LAGO MAGGIORE A MILANO



Domenica 18 Maggio 2008
· Ore 09.00: Partenza dalle cave di Crevoladossola con il blocchetto di marmo.
· Ore 10.00: Passaggio in piazza a Domodossola.
· Ore 11.30: A Pallanzeno entrata in acqua con hydrospeed nel Toce.
· Ore 13.00: Raduno a Vogogna e colazione in piazza.
· Ore 15.00: Varo delle barche a Vogogna e partenza della vogata.
· Ore 19.00: Arrivo a Pallanza Verbania.
· Ore 20.00: Cena a Pallanza Verbania.
Venerdì 23 Maggio 2008
· Ore 08.00: Partenza da Pallanza Verbania.
· Ore 10.00: Arrivo a Stresa imbarcadero. Breve sosta.
· Ore 12.30: Arrivo a Lesa. Colazione a lago.
· Ore 16.00: Passaggio ad Arona. Rinfresco.
· Ore 19.00: Arrivo a Sesto Calende.
· Ore 22.00: Cena e pernottamento in agriturismo.
Sabato 24 Maggio 2008
· Ore 08.00: Partenza da Sesto Calende.
· Ore 09.00: Passaggio della conca Diga della Miorina.
· Ore 11.00: Trasbordo nel Canale Villoresi.
· Ore 17.00: Arrivo a Castano Primo sul Villoresi.
· Ore 19.30: Cena alla Casa delle Barche sul Ticino.
· Ore 22.00: Pernottamento in agriturismo.
Domenica 25 Maggio 2008
· Ore 08.00: Varo al ponte della Padregnana nel Naviglio Grande.
· Ore 12.00: Aperitivo a Boffalora.
· Ore 13.00: Colazione a Robecco sul Naviglio organizzata da SLOWFOOD.
· Ore 17.00: Arrivo a Milano alla Darsena di Porta Ticinese.
· Ore 18.30: Trasbordo delegazione in calesse all’Arco della Pace con il blocchetto di marmo.
· Ore 20.00: Brindisi e rinfresco.
· Ore 21.00: Ballo e saluti.

COMITATO ORGANIZZATORE 2008

Profili biografici


Francesco Rusconi-Clerici (Promotore-Relazioni Istituzionali)Nato a Milano il 30.06.1946, lauree in Ingegneria e in Architettura presso il Politecnico di Milano, Imprenditore, Consigliere Associazione Dimore Storiche Piemonte e Valle d’Aosta, risiede spesso a Pallanza nella Villa Rusconi – Clerici. Di antica famiglia da sempre presente sul territorio del Verbano e del Canton Ticino, ha una grande passione per il Paesaggio e i Giardini, che mette in pratica nella cura e conservazione della sua Villa e del suo magnifico Parco. Fin da ragazzo ama nuotare e osservare la vita e i fondali della costa Pallanzese, trasferendo le sue impressioni ed emozioni anche nella pittura e nella poesia.
Roberto Troubetzkoy Hahn (Promotore-Organizzazione Tecnica) Nato a Milano il 21.11.1946, laurea in Ingegneria meccanica presso il Politecnico di Milano, dirigente industria, abita a Ghiffa. Appassionato della natura, storia e cultura del Verbano, partecipa alla vita del Lago e della sua Comunità, continuando la tradizione di famiglia, da 5 generazioni presente sulle acque e sul territorio di Verbania e Griffa. E’ pronipote del celebre scultore Paolo Troubetzkoy.
Antonio Bassi (Relazioni Soc. sportive e Canottaggio)
Antonio Bassi da due anni presidente del Comitato Regionale Lombardia della Federazione Italiana Canottaggio, il comitato più grande ed importante d'Italia. Molto attivo dal punto di vista di promozione del canottaggio a livello giovanile. Organizza eventi promozionali e sportivi da diversi anni. Ha lavorato per il comitato organizzatore delle XX Olimpiadi Invernali di Torino 2006 per l'hockey su ghiaccio e per il comitato organizzatore dei Giochi Asiatici in Qatar - Doha 2006.
Silvia Triulzi (Assistenza sanitaria)
La sua famiglia proviene dal territorio di Verbania. Lei è residente da una vita a Pallanza. Dottoressa in Ginecologia all’Ospedale Castelli di Verbania, è conosciuta e amata per la passione, l’amore e la dedizione profusa nella sua professione. Grande sportiva, partecipa alla vita sociale e culturale di Verbania e, con la stessa gioia con cui aiuta le mamme e i neonati, pratica nuoto, podismo e ciclismo. La sua esperienza di medico praticante sportivo è di grande aiuto per l’evento.
Manuela Aspettati (Collaboratrice-Organizzazione)
Nata a Varese il 10.05.1982, laurea in Relazioni Pubbliche e Pubblicità, nel 2007 studia per specializzarsi in Comunicazione e Strategia della marca e del consumatore. Amante della vita all’aria aperta e delle manifestazioni sportive, ha colto l’occasione per aiutare nell’organizzazione dell’evento, nella certezza di poter ricavare un’ottima tesi, che possa lasciare un ulteriore segno positivo ai fini di questa bellissima iniziativa. E così è, tanto che nel 2008 si laurea e si ripropone per organizzare la seconda edizione di questa coinvolgente avventura.
Norma Gallina (Stagista)
Nata a Milano il 04.12.1988, studentessa al terzo anno di Arti Grafiche dell' Istituto Rizzoli per l'Insegnamento delle Arti Grafiche, prossima a diventare Operatrice Grafica Addetta Prestampa. Ha svolto uno stage nel quale si è occupata sia dell'impaginazione del libro "AVVENTURE D'ACQUA DOLCE" che della realizzazione dei vari blog dedicati alle numerose avventure svoltesi in questi anni.

RESOCONTO DELLA 1° TAPPA

18 maggio 2008
Crevoladossola - Domodossola - Vogogna - Pallanza Verbania


Le previsioni del tempo facevano tremare i polsi e temere il peggio, ma abbiamo avuto coraggio e siamo stati premiati.
La giornata è stata lunghissima ed è cominciata per il signor Martino, che partiva con il suo carro con i buoi piemontesi da Acqui Terme addirittura alle due di mattina, ma prima delle sette poteva telefonare trionfalmente dicendo che era già arrivato a Domodossola.
Alle otto cominciava la tabella di marcia ufficiale con la visita alla cava di marmo di Crevoladossola, di proprietà della Tosco Marmi, e l'incontro per la consegna del rocchetto di colonna realizzato in scala su disegno originale del Cagnola ha avuto luogo fra la signora D’Aloisio, assistita dal suo direttore responsabile della cava, alla presenza della signora Moro in rappresentanza dell'Assograniti, vestita con il costume tradizionale del luogo, e dall'altra parte Francesco Rusconi-Clerici, Roberto Troubetzkoy Hahn, l'ingegner Frattini, estensore del libro sul viaggio delle colonne da Crevoladossola a Milano, e alcuni dei partecipanti all’avventura.
L'atmosfera surreale della magnifica cava con la parete rosata alta complessivamente 200 m era sottolineata dalla luce livida del mattino che faceva riflettere i brandelli di nuvole impigliati nelle cime aguzze ancora ricoperte da sprazzi di neve con la vegetazione verde e umida aggrappata lungo le pareti scoscese.
Intanto sul vecchio ponte storico di Crevoladossola perfettamente visibile dall'alto della cava si stava preparando il carro con i buoi, 2 magnifici animali di due anni e mezzo di età, buoni e generosi.
Quando il carro è partito affrontando la discesa tutte le macchine si fermavano e dalle finestre delle case si affacciavano le persone svegliate dal rumore delle ruote ferrate sull'asfalto, un suono ormai assolutamente inconsueto per tutti.
Il grande rettilineo verso Domodossola è stato affrontato a passo sostenuto e rapidamente il carro si è portato dentro la città fino ad arrivare davanti alla sede della Comunità Montana dove era atteso da alcuni personaggi vestiti in costumi medioevali che lo hanno scortato fino all'ingresso.
Qui una fanfara nutrita di bersaglieri ha intonato i suoni degli inni marziali così benvoluti da tutti noi italiani per introdurre il saluto delle autorità, il Presidente Zaccheo, l'Assessore Fermo Massimo, l'Assessore Basta e la Signora Moro.
I discorsi di circostanza questa volta sono stati anche più calorosi e più sentiti del solito data l’affascinante missione di questa avventura con la quale il marmo viene portato ai piedi dell'Arco della Pace, uno dei grandi monumenti realizzati con questo materiale.
Anche un cesto pieno di prodotti alimentari tipici della valle è stato consegnato a Rusconi-Clerici il quale ha ringraziato non sapendo ancora che poche ore dopo quelle vettovaglie sarebbero state graditissime e immediatamente divorate da tutto il gruppo di sportivi affamati dopo la prima nuotata!
Il carro con i buoi è stato poi condotto attraverso il centro storico della città, attraversando la piazza del mercato con le bancarelle fino ad incontrare simbolicamente la statua della Musa che appunto raffigura un bue e le lastre di pietra.Intanto il gruppo dei partecipanti alla VIACOLMARMO! si portava sulla costa del Toce a Pallanzeno da dove, a suo tempo, partirono proprio le colonne iniziando il lungo viaggio verso la pianura.
Il fiume era gonfio, giallo e sembrava un fiume di un paese tropicale. Malgrado ciò sei di noi si sono vestiti meticolosamente per cercare di affrontare al meglio l'acqua fredda, misurata il giorno prima dai tecnici della Tessenderlo in 8° di temperatura.
Probabilmente tutti erano increduli, i partecipanti nuotatori per primi, quando si sono decisi a immergersi sorridenti ma vistosamente tesi, dopo essersi pavoneggiati per le ultime fotografie di rito.Poi subito via con la corrente a una velocità che in certi punti probabilmente superava i 20-25 km/h, con percorsi imprevisti verso un viaggio mai tentato da nessuno di loro.
La prima parte è stata per fortuna rilassante con il fiume che correva veloce ma liscio, largo, senza imprevisti e così tutti si sono dati da fare per familiarizzare con la condizione di ottima galleggiabilità dovuta alle spesse mute indossate, ma anche con la difficoltà di governare in qualche modo la direzione nella corrente fortissima.
Erano affiancati da Luciano Riva, vigoroso e bravissimo con il suo kajak da torrente, che li indirizzava, grazie anche alla miglior visuale rispetto ai nuotatori che avevano gli occhi all'altezza dell'acqua, verso la direzione individuata come più tranquilla e priva di imprevisti.
In realtà gli imprevisti erano moltissimi in quanto data la torbidità dell'acqua non si aveva nessuna idea della profondità del tratto che si percorreva, e quindi andando avanti con i piedi in avanti capitava di finire a scivolare con il corpo sopra dei sassi che passavano sotto a grande velocità, con il timore costante quindi di prendere qualche botta, eventualmente anche pericolosa e del tutto imprevista.
Spesso i salici abbattuti e caduti di traverso nel fiume obbligavano a cercare di portarsi il più lontano possibile perché probabilmente rappresentano il vero pericolo, nell'ipotesi che ci si possa impigliare nei rami o nelle radici.
Il tratto di fiume più impressionante in questo senso è stato quello dopo la chiusa della Prata, dove eravamo stati accolti dall'ingegner De Giovanni, responsabile tecnico della Tessenderlo, il quale gentilmente ci aveva fatto aprire i cancelli consentendoci di superare la chiusa a piedi e ci aveva indicato dove immergerci subito dopo.
Sia la Tessenderlo che l'Enel molto gentilmente avevano provveduto a rilasciare quantità d'acqua significative, probabilmente nella misura di non meno di 50 m³ al secondo, come noi avevamo loro richiesto giorni prima quando il fiume era molto più basso.
Invece nelle condizioni in cui ci siamo trovati quest'acqua era forse anche di troppo ma ormai eravamo in ballo e siamo andati avanti affrontando subito il tratto più emozionante.
Nel fiume, che normalmente in quel punto è privo di acqua, crescono salici dappertutto e quindi si passava in mezzo a questi alberi e non si riusciva neanche a individuare quale fosse il corso principale.
Un po' più avanti il fiume ha poi incrementato la sua pendenza e quindi decisamente anche la velocità affrontando due o tre curve significative che non consentivano di vedere che cosa sarebbe successo dopo.
Il ribollire dell'acqua creava onde sicuramente superiori al mezzo metro che si abbattevano sopra le nostre teste mentre noi passavamo un po' spaventati.
È stato un tratto bellissimo fino al ponte della Masona del quale i nostri amici ci aspettavano e ci salutavano, non so se dispiaciuti di essere fuori dall'acqua o invece contentissimi di non essere nelle nostre condizioni!
Dopo il ponte e la passerella in cemento ancor un momento impressionante nel superare una soglia di blocchi di granito sui quali si doveva scivolare per superare un dislivello visibilissimo, di almeno 1 m e mezzo di caduta; però anche questo è stato vinto senza alcun problema e ci siamo di nuovo trovati nel fiume.
Dopo qualche centinaio di metri abbiamo deciso di uscire perché ci sembrava di essere arrivati abbastanza vicini ormai al paese di Vogogna e infatti arrampicandoci sul costone verde della sponda intravediamo subito le merlature spettacolari del castello visconteo.
Il primo pezzo della nostra avventura era finita: ci siamo guardati entusiasti di quello che avevano fatto, stanchissimi forse più per la tensione che non per lo sforzo fisico ma felici e pronti a continuare l’avventura.
Il tempo per altro stringeva ma, per fortuna per noi da questo punto di vista, la festa medioevale di Vogogna era stata soppressa a causa del maltempo, perché altrimenti la giornata non sarebbe finita mai.
Abbiamo trovato le nostre barche dove le avevamo fatte depositare nel giardino del gentilissimo Sig.Varetta, già commerciante di pietre vecchie e di beole, abbiamo organizzato in un attimo un picnic voracissimo divorando tutto quello che ci era stato regalato a titolo simbolico dalla Comunità Montana poche ore prima, e ci siamo dati da fare per calare le barche in acqua non senza una certa fatica perché le barche, per quanto leggere, sembrano sempre pesantissime.
La partenza delle barche, già in ritardo rispetto ai kayak che si erano già avventati da diverso tempo nella la corrente, è iniziata così con un certo ritardo e poi è proseguita scendendo lungo il fiume verso quello che a tutti gli effetti per noi era l'ignoto perché nessuno di noi aveva mai affrontato quel tratto di fiume.
Sapevamo che avremmo trovato dei problemi al ponte di Migiandone dove la grande quantità di acqua ha creato una vera e propria cascata con una caduta alta almeno 2 m.
Lì abbiamo scoperto che le esplorazioni fatte prima non erano state sufficientemente accurate e abbiamo dovuto affrontare un momento estremamente faticoso dal punto di vista fisico perché, con l'aiuto di molti ragazzi di Ornavasso sopravvenuti alla notizia che eravamo rimasti bloccati dal passaggio del ponte, abbiamo dovuto far risalire le barche per una dozzina di metri di dislivello di sponda boscosa e scivolosa e caricarle sopra le automobili per poterle infine calare in acqua a una certa distanza a valle del ponte, per mantenere il nostro impegno di arrivare fino ad Ornavasso.
Infatti sulla spiaggia ci aspettavano ormai da oltre un'ora, malgrado la pioggia, moltissimi abitanti del paese, fra i quali il sindaco e molti altri rappresentanti dell'amministrazione, con tre corni alpini pronti a suonare per noi e, con sorpresa, ci aspettava anche il canotto dei nostri amici della Polizia di Stato che per la prima volta erano riusciti a risalire dal Lago Maggiore tutto il Toce.
Malgrado il grande ritardo è stato un incontro molto simpatico su questa spiaggia bellissima e finalmente il sole si è fatto vedere e ha premiato questa fatica che avevamo combattuto e vinto anche nel momento più difficile.
La merenda ormai era diventata un aperitivo ma è stata consumata con grande soddisfazione da tutti, poi, dopo caldi saluti, siamo finalmente ripartiti perché da lì dovevamo vogare ancora per 20 km per arrivare fino a Pallanza.
Una navigazione molto lunga effettivamente, tenendo conto che ormai erano passate addirittura le sei e quindi le previsioni peggiori dicevano che saremmo arrivati col buio pesto, ma che è stata affrontata con grandissimo vigore e decisione da tutte le barche, impegnate in un confronto serrato vinto dall'equipaggio Mazzola-Volpato forte del fatto che Mazzola, ex sindaco di Verbania, nel pomeriggio aveva divorato una grande quantità di tortino di spinaci!
Qualche scroscio di pioggia ha cercato di scoraggiare le tre barche ma alla fine felici tutti sono arrivati alle nove di sera a Pallanza dove già ci aspettavano gli equipaggi dei kayak che erano partiti molto prima da Ornavasso.
Si è conclusa così la prima tappa della VIACOLMARMO! 2008, una tappa che possiamo veramente considerare un'avventura e che tutti i partecipanti durante la cena conviviale in villa Rusconi-Clerici commentano con parole entusiaste e con la felicità di chi fra pochi giorni si ritroverà per vogare insieme ancora per tanti chilometri straordinari in barca nei posti più belli che ci si possa immaginare.

RESOCONTO DELLA 2° TAPPA

23 maggio 2008

Pallanza Verbania – Lesa – Arona - Sesto Calende
La giornata di venerdì 23 maggio è iniziata sotto auspici molto migliori di quelli che le previsioni del tempo, disperatamente controllate giorno per giorno da tutti i partecipanti lasciavano presagire.
Le prime luci dell'alba lasciavano intravedere degli scorci di cielo azzurro e qualche raggio di sole mentre le nuvole si ritiravano verso le montagne.
Le due barche vichinghe avevano dormito presso la Canottieri Pallanza dove il gruppo più numeroso dei ragazzi di Ornavasso è stato fatto convergere insieme a tutti gli studenti del Cobianchi per aiutare nella messa in acqua di queste due mastodontiche barche.
E così, con l'aiuto di una ventina di vigorosi aiutanti le barche sono scese in acqua per portarsi orgogliosamente di fronte alla piazza di Pallanza da dove era prevista la partenza di tappa.
Tre jole e due kayak intanto venivano messe in acqua dal pontile di villa Rusconi-Clerici e da lì si affrettavano a raggiungere anche esse la piazza dove già aspettava la lancia dei nostri amici Mazzola e Zurlo.
Da subito si è capito che l'equipaggio più esuberante era quello degli studenti del Cobianchi che in effetti non hanno smesso di lanciare urla e grida di divertimento e di entusiasmo dal primo minuto della giornata fino alla sera tardi, ma questo è proprio il bello di essere ragazzi.
Sulle barche erano stati issati il pezzo di colonna di marmo di Crevoladossola e il cubo di marmo di Ornavasso da consegnare a Milano.
Per fortuna che c'erano le due barche grandi perché lo spezzone di colonna era talmente pesante che avrebbe certamente messo in pericolo una barchetta normale.Da Pallanza le barche si sono avventate vigorosamente verso l'altro lato della costa, arrivando in pochissimo tempo a Stresa per una piccola sosta tecnica di messa a punto dell'equipaggiamento e di controllo degli abbigliamenti e dell'organizzazione.
Da lì è cominciata la passeggiata lungo il lago, come sempre magnifica per la vista spettacolare che si gode dall'acqua di tutte le ville che sfilano in collana lungo tutta la costa.
Quest'anno, data la stagione così piovosa, tutti i giardini erano ancora più belli dell'anno scorso, con i prati brillanti di umido, perfettamente tagliati e spettacolari nella loro nitidezza.
Le barche si sono sgranate secondo la velocità di navigazione: come previsto le due barche vichinghe, dotate quel giorno di circa 10 rematori cadauna, contro un massimo di 14, hanno dimostrato di avere delle doti di velocità enormemente superiori alle barche piccole con soli due vogatori.
I kayak con mia sorpresa si sono dimostrati estremamente veloci, al punto che non hanno mai fatto fatica durante tutti i 150 km percorsi a remi a rimanere affiancati alle barche.
Poco dopo mezzogiorno siamo arrivati in vista di Lesa, dove ci aspettava il sindaco Ing. Grignoli, l'Assessore al Turismo Dottoressa Campari Pericoli e la presidentessa Grillo della Pro Loco, per la ormai consueta e graditissima colazione in riva all'acqua, imbandita in un padiglione del ristorante “Lago Maggiore”.
Qualche amico era venuto affettuosamente a trovarci per vedere se tutto andava bene ma, indubbiamente, tutto procedeva nel migliore dei modi con sole, un leggero vento alle spalle, e senza alcuna controindicazione.
La consegna delle magliette con il logo nuovo della VIACOLMARMO! 2008 che riporta al posto del Duomo di Milano l'Arco della Pace, ha suggellato il momento di incontro con i pubblici amministratori del Comune di Lesa ai quali va come sempre la grande riconoscenza per la cortesia e l'affetto con il quale ci hanno sempre accolto, non solo a remi, ma anche quando siamo passati a nuoto durante la LONGALAGO.
Da Lesa il convoglio di barche procede poi con i ragazzi che fanno la solita cagnara senza alcuna difficoltà, sempre ammirando le bellissime ville lungo la costa, e dopo circa 2 ore di vogata con ritmo spedito arriviamo ad Arona, dove siamo accolti dalla Pro Loco che ha messo in campo un gazebo ben organizzato con alcune delicatezze che noi divoriamo come se non avessimo fatto poche ore prima una ricca colazione.
La scusa evidentemente è che siamo sportivi e che abbiamo davanti un sacco di chilometri da fare a remi e indubbiamente tutto quello che ci viene presentato dal collega fiduciario dello Slowfood di Arona Stefano Velli è talmente buono che anche senza questa scusa verrebbe immediatamente divorato.
Abbiamo già vogato almeno 25 km e sono distanze che nessuno è abituato a percorrere a remi perché ormai qualunque percorso viene superato usando barche a motore e invece è bello ricordare che una volta tutta l'economia del lago si muoveva su barche a remi, con l'ausilio di primitive vele quadre che venivano usate in aiuto alla forza delle braccia quando il vento spirava in direzione giusta, anche se tutti i tempi erano talmente più dilatati rispetto a quelli frenetici di oggi che i barcaioli si permettevano di aspettare tranquillamente per muoversi che montasse il vento nella direzione voluta o addirittura che venisse la pioggia per dare acqua e consentire di superare nei tratti di fiume i punti meno profondi.
Che differenza rispetto oggi!
Da Arona, grande porto commerciale che un tempo sorgeva proprio nella piazza dove siamo arrivati, partivano allora le derrate alimentari dei prodotti agricoli della pianura, riso, grano e cereali, che venivano portati in barca fino a Vogogna e anche fino a Domodossola risalendo il fiume Toce per qualche decina di chilometri, da dove le barche ritornavano poi al fondo del lago portando giù carbone, legna, materiali da costruzione, formaggi e i prodotti tipici delle valli alpine.
È interessante ricordare che già da secoli esistevano barche da trasporto sui nostri laghi lunghe anche 40 m e quindi capaci di trasportare decine di tonnellate e tutto ciò senza alcun motore di ausilio nei momenti di emergenza, quali le burrasche improvvise che possono sorgere sui nostri laghi prealpini o i punti pericolosi delle rapide che dovevano affrontare, in particolare nel primo tratto del Ticino, a Panperduto, così chiamato perché le barche talvolta si rovesciavano perdendo il loro carico prezioso e portando a fondo lo sfortunato equipaggio.
Invece noi voghiamo solo per diletto e affrontiamo l'ultimo tratto di lago portandoci verso la sponda lombarda, costeggiando il parco che accoglie gli edifici dove un tempo venivano costruiti gli idrovolanti che attraversarono l’Atlantico fino al Brasile in un volo compatto di 12 velivoli partiti da Orbetello ed arrivati insieme in Sudamerica sotto la guida di Italo Balbo: un prodigio di tecnica ed affidabilità e organizzazione dati i tempi, in quanto avvenuto nel 1930.
Arriviamo al fiume anche se il punto esatto che delimita la fine del lago non è neppure percepibile e l'imbuto si stringe poco a poco con la corrente che aumenta e ci spinge verso il vecchio ponte di ferro.
Siamo arrivati a Sesto Calende dove il sindaco ci accoglie, anche lui ormai un amico che abbiamo visto diverse volte, cortesissimo come sempre e appoggiato dai suoi pensionati simpatici e gentilissimi.
È sempre un momento di chiacchiere in cui noi raccontiamo quello che stiamo facendo e in che modo o in che misura la vogata quest'anno somigli a quella dell'anno scorso e per fortuna chiacchierando, mentre raccontiamo che di nuovo la diga della Miorina c'è stata inibita in quanto abbiamo ricevuto un fax che ci proibisce l'uso della conca di navigazione, scopriamo che in realtà la diga è interamente sommersa e che quindi non ci sarebbe nessun problema a superarla!
Dopo un primo momento di stupore il nostro canotto della polizia si porta ad esplorare la diga e ritorna con la notizia che effettivamente non c'è nessun problema, a condizione che le paratoie vengano tenute sommerse come in questo momento sono.
Contentissimi di questa notizia ci stacchiamo dal pontile di Sesto e voghiamo fino al camping Il Gabbiano dove ci aspetta la gentilissima Giorgia per far riposare le nostre barche nel porticciolo galleggiante.
Intanto qualcuno ci raggiunge per la tappa di domani, mentre qualcun altro arriverà domani mattina prestissimo con il treno. Fra poche ore arriverà anche un gruppo di cinque francesi che vengono da Nizza, da Marsiglia e da altre città francesi perché hanno scoperto su Internet la nostra avventura ed hanno voluto affiancarsi a noi; ovviamente siamo stati felicissimi di metterli nella lista dei partecipanti e li stiamo aspettando con grande entusiasmo.
Gli equipaggi si distribuiscono secondo i programmi, i ragazzi di Ornavasso dormono con il sacco a pelo in un padiglione, qualcuno dorme nel campeggio in due bungalows, alcuni sono ospiti di amici nei dintorni di Sesto Calende e, dopo esserci così suddivisi per letti e destinazioni di riposo, cerchiamo alla spicciolata l'agriturismo Tovaglieri, dove ci aspetterà un ricchissimo pranzo serale.
La padrona della tenuta, Giuliana, è una graziosissima campionessa di bicicross a livello di nazionale italiana e ci ha preparato un menù di tutto rispetto con prodotti in gran parte provenienti direttamente dalla tenuta, con vini rossi, bianchi e rosé anch'essi prodotti direttamente nella tenuta, e così affrontiamo una delle prime cene tra le tante altre che si susseguiranno durante la vogata, perché secondo la mia filosofia lo sport è bello, ma mettere le gambe sotto il tavolo lo è altrettanto!
Cominciamo ad affiatarci tutti insieme: molti sono stati già insieme nella vogata l’anno scorso, qualcuno è nuovo e anche molto incuriosito di che cosa ci succederà il giorno dopo, soprattutto in vista delle previsioni meteorologiche che per il momento non danno nessun conforto.
Ci salutiamo poi per la notte facendo tutti i debiti scongiuri contro la pioggia e il giorno dopo ci ritroveremo al campeggio molto presto per ripartire.
Ci aspetterà una giornata non lunga dal punto di vista della navigazione ma molto interessante perché la parte del Ticino da Miorina fino a Porto Torre non è mai stata percorsa da nessuno di noi e il Villoresi è sicuramente uno dei pezzi più interessanti della nostra avventura.
A domani!!

RESOCONTO DELLA 3° TAPPA

24 maggio 2008

Sesto Calende - Castano Primo

Gli amici che venivano in treno da Milano per raggiungerci a Sesto Calende si saranno alzati per primi intorno alle cinque di mattina e saranno stati i primi ad alzare gli occhi verso il cielo per avere una risposta alle nostre paure.
E il cielo già di prima mattina era grigio e non prometteva assolutamente nulla di buono.
Ma non c'era nulla da fare, l'organizzazione era in marcia e non era neppure lontanamente pensabile spostare la partenza o anche solo alcune tappe intermedie del nostro viaggio in barca.
E così piano piano, quasi miracolosamente tenendo conto che molti venivano da Milano, che alcuni avevano dormito in campeggio, altri in un albergo vicino, altri ancora alla tenuta Tovaglieri ed altri sparsi in paesi intorno a Sesto Calende a casa di amici, ci siamo ritrovati tutti al camping “Il Gabbiano” dove le nostre barche ci attendevano.
Era il primo giorno in cui gli equipaggi erano quasi al completo, i ragazzi del Cobianchi che avevano riempito i vuoti del venerdì, giornata lavorativa e quindi non libera per diversi di noi, con la loro esuberante giovialità oggi non c'erano e i posti sono stati sono ridistribuiti cercando di ripartire le forze in modo equilibrato.
Si è subito scoperto che quasi nessuno aveva voglia di salire sulle tre jolette, mentre tutti fremevano d'impazienza per saltare sulle grandi barche vichinghe, evidentemente e chiaramente molto più leggere da condurre, dato il grande numero dei vogatori su ciascuna di loro, e anche molto divertenti in quanto durante le lunghe ore di vogata tutti fanno a gara a raccontare barzellette e spiritosaggini di ogni genere.
Il livello di esperienza medio nello sport del canottaggio si è rivelato durante il viaggio sicuramente molto basso, in quanto credo che non più di un quarto dei partecipanti avesse effettivamente un'esperienza di peso maturata magari da piccolo sulle barche; non parliamo poi di esperienza di canottaggio agonistico che probabilmente vedeva schierati solo alcuni membri dell'equipaggio Gavirate con la loro bella jole a quattro vogatori.
Sistemati gli equipaggi non senza una certa difficoltà e forzando alcuni degli amici a salire su una joletta, per prima cosa è stato effettuato un attento giro di ricognizione da parte del canotto dei nostri amici poliziotti alla diga della Miorina per verificare se le condizioni fossero rimaste le stesse della sera prima e se fosse possibile pensare di superare la diga senza problemi.
Dalla ricognizione il canotto torna con ottime notizie ovvero che le paratoie della diga sono sommerse interamente, che dopo la diga basta tenersi sul lato destro del fiume per evitare i salici che spuntano dall'acqua e nascono su quella che in condizioni di livello normale é un'isola con i residui di un’antica peschiera.Avevo già sentito parlare di questa peschiera l'anno scorso quando ero arrivato alla Miorina e da allora mi ero informato di più scoprendo con stupore che lungo tutti i fiumi, quindi nel nostro caso il Ticino e il Toce erano frequenti le peschiere, ovvero pezzi di fiume, magari rami laterali, separati da intrecci di rami di salice a formare delle vasche isolate ma con acqua naturale in continuo ricambio. Queste peschiere hanno avuto un'importanza grandissima e una capacità produttiva estremamente rilevante nei secoli passati, durante i quali il commercio ittico dai laghi verso le città aveva una notevole importanza economica; in particolare la peschiera della Miorina mi era stato detto essere originariamente una peschiera di pesci persici, pesci che io non avevo mai neppure lontanamente supposto si potesse pensare di allevare.
Ma torniamo alla nostra vogata.
Dietro al canotto partono le barche e, malgrado il perentorio invito a partire tutti insieme senza distaccarsi, immediatamente succede l'opposto, ovvero le prime barche si staccano e affrontando la corrente vanno verso la diga, alcune passano addirittura dalla parte sbagliata dell'isola, ma per fortuna non succede assolutamente nulla, e infine scompaiono alla vista.
Per ultimo salto anch'io sulla mia joletta insieme con Diego Novella e Daniela, squadra ormai affiatata e che rimarrà a vogare insieme fino alla darsena di Milano, e ci avviciniamo, non senza una certa tensione da parte mia, alla diga.
Effettivamente nel momento in cui passiamo sopra alle paratoie non riesco neanche a vederle, ovvero sono affondate di almeno 1 m o di più rispetto alla superficie e tutto ciò mi fa amaramente sorridere quando penso al fax ricevuto tre giorni prima nel quale asciuttamente il Consorzio del Ticino mi annunciava l'impossibilità a concedermi l'uso della conca, il che in realtà è sicuramente giusto perché la conca di fatto è completamente inagibile e risulta quasi sommersa dall'acqua del fiume, però forse il fax avrebbe potuto avvertirci con realismo e con un minimo di collaborazione che non c'era nessun problema a passare la diga navigando senza difficoltà al di sopra di essa!
Ma questo fa parte di una lunga storia, che continuo a toccare con mano, ovvero delle difficoltà burocratiche, delle complicazioni e della mancanza di piacere a collaborare da parte di molte istituzioni: io però sono ottimista e penso che col tempo cose migliori potranno realizzarsi a condizione che tutti noi, utenti compresi, continuiamo ad insistere per chiedere ed ottenere delle ragionevoli condizioni di relazione con gli organi preposti.
È così avanziamo per la prima volta in un tronco di Ticino che non abbiamo mai toccato: bellissimo, ampio, con corrente lenta data la vasta sezione, con cigni e papere sparsi e svassi che pescano sospettosi tuffandosi al nostro passaggio per nascondersi alla nostra vista.
Saranno meno di 5 km ma sono sicuramente fra i più belli di questo nostro grande fiume e i più sicuri perché credo che non possa esserci mai alcun problema su questo tratto, che potrebbe facilmente diventare un tragitto per l'istruzione dei ragazzi all'uso delle barche e delle canoe per avvicinarli a questo mondo dell'acqua che in fondo troppo pochi riescono ad amare veramente.
Novella e io invece quest'autunno o più probabilmente l'anno prossimo partiremo a nuoto da Sesto Calende e a nuoto scenderemo il primo tratto del fiume, passeremo questo tratto che stiamo percorrendo in questo momento in barca e poi dobbiamo decidere se fare la discesa lungo il Ticino oppure se scendere lungo il Villoresi fino ad Abbiategrasso o forse, condizione dell'acqua permettendo, fino a Gaggiano.
Sicuramente non è una cosa pericolosa però probabilmente è stata fatta pochissime volte o forse mai.
Intanto vogando arriviamo al termine di questo primo tratto bellissimo e di fronte a noi si estende la diga di Porto Torre per la quale è già stato predisposto il finanziamento da parte della Regione Piemonte per la realizzazione della conca di navigazione: se questa dovesse essere realizzata entro il prossimo quinquennio, tenendo conto che le due dighe di Panperduto sono già esistenti e solo da risistemare e così anche la successiva conca di Vizzola, e se tutto ciò fosse realizzabile in tempi non così lontani, effettivamente cominceremmo ad avere un significativo tratto navigabile senza interruzioni e senza necessità di ricorrere ai carrelli.
Mi sembra importante far notare la grande differenza fra avere a disposizione uno scivolo per carrelli o avere bisogno di un'autogrù, perché uno scivolo in cemento è un'attrezzatura che costa pochissimo e come manutenzione sostanzialmente nulla, disponibile a tutte le ore del giorno a chiunque e di facilissimo uso mentre un'autogrù o un camion con sufficiente sbraccio e capacità di sollevamento richiedono o un'organizzazione significativa o un costo non indifferente per ogni intervento.
Sarebbe quindi venuto il momento che si cominciasse a ragionare sulla realizzazione di questi banalissimi scivoli; già all'uscita di Porto Torre dobbiamo far uscire dall'acqua le barche mediante uno scivolo assolutamente improprio, ovvero dalla sponda del prato che funziona oggi molto bene perché il livello dell'acqua è alto mentre, in condizioni di acqua bassa, potremmo essere già in grave difficoltà.
Comunque allo sbarramento ci attendono i tecnici dell'Enel, in testa ai quali incontro finalmente il dirigente Ingegner Piatti che mi ha sin dall'anno scorso sempre aiutato con simpatia, divertendosi molto a guardare da una certa distanza queste mie avventure, alle quali in realtà avrebbe potuto anche partecipare di persona essendo a quanto pare un ottimo canoista.
Sistemate le barche sui carrelli ci mettiamo in moto ed arriviamo al famoso Incile che molti di noi non hanno mai visto e che desta, insieme allo sbarramento principale del Villoresi poco più a monte, una grandissima ammirazione e nostalgia per queste due opere di archeologia industriale così belle e piene di fascino.L'Enel quest'anno ci ha messo a disposizione un'autogrù significativamente robusta e potente e quindi l'operazione di alaggio delle barche riesce immediatamente ma contemporaneamente nel momento più difficile comincia a cadere una pioggia intensa che, sfortunatamente, non ci lascerà mai fino a quando avremo terminato la nostra navigazione odierna.
La corrente e il moto ondoso all'interno dell’Incile a valle della diga fanno sicuramente emozionare chi non ha già vissuto la stessa avventura lo scorso anno in acqua nello stesso punto, e infatti l'operazione di varo, anche se semplice tecnicamente, in realtà diventa poi abbastanza complessa perché lo spazio fisico lungo il quale disporre le barche per poi far entrare gli equipaggi è molto ristretto, le sponde del canale sono irte, ripide e realizzate con un cemento grossolano estremamente ruvido e dannoso per le fiancate delle barche.
E così tutta l'avventura del calare le barche in acqua e gli equipaggi a bordo con la fortissima corrente diventa un'avventura durante la quale si vede chiaramente che il coordinamento all'interno dei singoli equipaggi e fra le diverse barche non è sicuramente perfetto, d'altra parte non siamo certamente degli incursori di marina ma solamente degli sportivi affascinati da questa avventura e del tutto privi di esperienza di tale genere di operazioni!
Alla fine si riesce a terminare l'operazione di varo e le barche intricate in maniera infelice l'una con l'altra con gli scalmi agganciati in maniera infelice riescono a districarsi e ad avviarsi nella corrente una per una lungo il canale Villoresi.
Qualcuno l’ha già visto l'anno scorso e allora c'era anche il sole, qualcuno lo vede per la prima volta e si inoltra lungo questo serpente di acqua sinuoso che attraversa la foresta che ogni tanto cerca di aggredirlo con alberi caduti di traverso nella corrente, con rampicanti da tutte le parti e anche fiori bellissimi rosa, gigli selvatici gialli e iris blu intenso in un turgore di vegetazione che scoppia da ogni parte e che aspetta solo i primi caldi di quest'estate per diventare veramente una foresta tropicale.
Le due barche vichinghe sembrano immense in questo canale che in fondo è stretto e infatti le barche sono state calate con la punta girata nel senso della corrente per evitare di doverle far ruotare il che sarebbe stato probabilmente un esperimento non facile da realizzare, anche perché, lo abbiamo già confessato, gli equipaggi complessivamente sono veramente poco esperti dell'arte del maneggiare i remi.Intanto continua a piovere e gli abbigliamenti sono variegati: c'è chi ha la muta da subacqueo, c'è chi ha la tuta da motocicletta, c'è chi ha abbigliamenti da sci, cappello e berretto, chi invece si è infilato un sacco della spazzatura facendo i fori per la testa e le due braccia, c'è chi si è messo di tutto e anche i bagagli sono stati stipati a bordo inseriti in sacchetti della spazzatura gialli, il che fa sembrare le barche più delle chiatte naviganti del servizio allontanamento rifiuti che non delle eleganti barche sportive.
Il programma prevedeva a questo punto che a Tornavento, l'unico paese che viene lambito alla sua base dal Villoresi, si sarebbe dovuto ormeggiare per recarci al bar nella piazza sopra al Villoresi dove mangiare un po' di affettati, formaggi e pane condito da buon vino.
In realtà bagnati come siamo, infreddoliti e tremanti non ci lasciamo assolutamente affascinare dall'idea di un bel piatto al bar e così le barche sfilano passando davanti alla piccolissima “darsena”, perché così hanno il coraggio di chiamarle i tecnici del Villoresi, mentre in realtà sono solamente delle nicchie nelle pareti inclinate del canale lunghe al massimo 10 m e grazie alle quali noi avremmo dovuto fermarci con le nostre nove barche creando una catena legando una con l'altra, esperimento che fortunatamente abbiamo evitato.
Per la prossima volta però quest'emozione la prepareremo e la realizzeremo perché il paese sopra è bellissimo con questa piazza di acciottolato a picco sul canale.
Castano Primo non è lontana ormai e infine arriviamo con un largo anticipo perché date le condizioni del tempo e l'annullamento della fermata a Tornavento siamo arrivati prestissimo.
In quattro e quattr'otto tiriamo fuori le barche dalla rampa nella località chiamata Darsena per darle un tono pomposo mentre in realtà si tratta solamente di quattro edifici abbandonati che un tempo probabilmente raccoglievano il materiale di manutenzione del consorzio Villoresi e ci prepariamo ad arrivare fino al nostro albergo: siamo 50 persone, abbiamo pochissime macchine e nessuno ci sta aspettando così presto.
Così molti di noi si tuffano in un bar vicino, il cui titolare dichiarerà di non aver mai fatto un fatturato del genere in tutta la sua carriera, e cerchiamo in qualche modo di arrivare all'albergo dove tutti siamo alloggiati per la notte.
Alla fine ci riusciamo con una serie di successivi trasbordi di macchina in macchina dopo aver temuto di esserci persi e dopo non aver più trovato alcune persone per un certo numero di ore. Ma tutto è bene quello che finisce bene e così in albergo finalmente arriviamo tutti e l'edificio risuona del rumore degli asciugacapelli con i quali ciascuno cerca di asciugare qualche cosa, non fosse che il pigiama per la notte successiva.
Ma l'organizzazione è inesorabile e non si ferma: siamo attesi dal comune di Castano Primo per una bicchierata nell'auditorium comunale e così in fretta e furia tutti saltano su un pullman a noleggio che gentilmente ha mantenuto la promessa di essere a nostra disposizione. Arriviamo all'auditorium dove l'Assessore Griffanti ci riceve e dove veniamo rifocillati con grande piacere.
E’ una struttura molto carina nella quale molti ragazzi stanno facendo le prove per uno spettacolo musicale. Un edificio molto grazioso e di progettazione interessante che viene commentato con piacere dall'architetto Cesare Serrato, a sua volta esperto nel campo della progettazione di locali per spettacoli pubblici.
Infine dall’auditorium lo stesso pullman ci porta verso la meta agognata della giornata, ovvero lo “Chalet la Solitaria” dove Roberto Cogliati ci aspetta per una ricchissima infornata di paella.
A quel punto l’imbarazzo è che continuavamo a diventare sempre più numerosi, e quando finalmente abbiamo trovato posto per sedere per tutti eravamo in più di 60!
Ma non importa! Robertino, uomo di grande spirito e grande fisico!, ha continuato a sfornare piatti di affettati e paella fino a quando tutti si sono dichiarati sazi e poi è cominciata una serata di karaoke che è durata per un sacco di tempo vedendo sicuramente primeggiare per potenza di voce i ragazzi di Ornavasso.
Serate così belle, così piene di felicità e di vita non sono così frequenti e quindi siamo doppiamente contenti che la VIACOLMARMO! oltre ad essere stata ancora una grande avventura sportiva è stata anche l'occasione di amicizia e affetto.
Non voglio parlare della dieta antirigorosa seguita dai nostri ragazzi della polizia di Stato, che si dimostrano in ognuna di queste occasioni le migliori forchette, ma tutti si sono distinti per una capacità di caricarsi di calorie in vista del giorno successivo, che in effetti prevedeva una vogata non indifferente.
Dopo la lauta cena in quella simpatica trattoria sperduta fra i canali tutti si sono salutati sperando che ciascuno riuscisse a ritrovare la strada per ritornare a casa, nell'albergo o da chi lo ospitava.
Un'altra giornata è dietro le spalle in un viaggio dai contorni sorprendenti; qualcuno lo definisce una gita scolastica, somigliante anche a un campo boyscout, forse è un'avventura sportiva, sicuramente è più impegnativo di una scampagnata di amici, ma qualunque cosa sia domani finirà a Milano con la banda e ancora altre occasioni di colazione e rinfresco.
A domani e che il cielo ce la mandi buona!